
Il Gattopardo
Il gattopardo rappresenta, nel percorso artistico di Luchino Visconti, una svolta in cui l'impegno del militante comunista nel dibattito politico e sociale si riduce ad un nostalgico ritiro dell'aristocrazia milanese alla ricerca di un mondo perduto, che caratterizzerà i film storici che girerà in seguito. Per quanto riguarda il film, lo stesso regista ha indicato che aspirava ad avere successo nella sintesi tra "Mastro-Don Gesualdo" di Giovanni Verga e "À la recherche du temps perdu" di Marcel Proust.
Dichiarò Visconti:
"Accetto il punto di vista di Lampedusa, e diciamo anche del suo personaggio, il principe Fabrizio. Il pessimismo del principe Salina lo portò a rimpiangere la caduta di un ordine che, per quanto immobile, era stato, era ancora un ordine. Ma il nostro pessimismo è pieno di volontà e, invece di rimpiangere l'ordine feudale e borbonico, mira a stabilire un nuovo ordine. »
Per illustrare questa famosa replica:
"Se vogliamo che tutto rimanga uguale, tutto deve cambiare. »
Il film descrive la gestione della crisi da parte dell'aristocrazia italiana, la cui scena del ballo (della durata di 45 minuti) è la chiave. E' stato girato a Palazzo Valguarnera-Gangi a Palermo, ma la maggior parte del film è stato girato a Palazzo Chigi ad Ariccia, vicino a Roma.
Molto coinvolto nella scrittura del personaggio del principe Fabrizio, Visconti scelse l'attore americano Burt Lancaster per interpretarlo (la prima scelta fu quella di un altro americano, Marlon Brando). La scelta ha sorpreso, ma si è rivelata notevolmente rilevante. L'osmosi sarà ripetuta per un altro ruolo in cui Visconti è stato anche proiettato, nel film Violenza e Passione, nel 1974.
Il protagonista del film, il Ghepardo, si ispira al bisnonno dell'autore del libro, il principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, che fu un noto astronomo e che, nella narrativa letteraria, divenne il principe Fabrizio Salina, affascinato dall'osservazione delle stelle, così come della sua famiglia tra il 1860 e il 1910, in Sicilia (a Palermo e nel loro feudo di Donnafugata, Palma di Montechiaro e Santa Margherita di Belice, in provincia di Agrigento).
Alain Delon fa un'analogia tra il Ghepardo e Luchino Visconti: "Visconti si è concentrato principalmente sul principe Salina interpretato da Burt Lancaster. Lui stesso ci aveva quasi giocato, e tutti lo abbiamo incoraggiato a farlo. Alla fine non ha osato e probabilmente è meglio così. Il principe era lui. Il film è la sua autobiografia. Ogni mossa di Lancaster è lui, Visconti. »
La sinossi
Nel maggio 1860, dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, a Marsala, don Fabrizio Salina assiste con distacco e malinconia alla fine della nobiltà.
Questi signori, i "ghepardi", comprendono che la fine della loro superiorità morale e sociale è ormai vicina: infatti, coloro che beneficiano della nuova situazione politica sono gli amministratori e i grandi proprietari terrieri della nuova classe sociale emergente. Don Fabrizio, appartenente ad un'antica famiglia nobiliare, fu rassicurato dal nipote prediletto Tancredi, che, pur combattendo nelle colonne garibaldine, cercò di trasformare le vicende a suo vantaggio. Tancredi spiega allo zio:
"Se non ci facciamo coinvolgere in questo caso, ci costruiranno una repubblica. Se vogliamo che tutto rimanga uguale, dobbiamo cambiare tutto. »
Quando, come ogni anno, il principe Salina si reca, con tutta la sua famiglia, nella sua residenza estiva a Donnafugata, trova come nuovo sindaco del paese Calogero Sedara, un borghese di modesta, grezza e poco istruita estrazione, che si è arricchito e ha avuto una carriera politica. Tancredi, che inizialmente aveva mostrato un certo interesse per Concetta, la figlia maggiore del principe, si innamorò di Angelica, la figlia di don Calogero, che sposerà, sedotta dalla sua bellezza ma anche dalla sua notevole eredità.
L'arrivo a Donnafugata di un funzionario piemontese, il cavaliere Chevalley di Monterzuolo, segna una svolta nella storia. Egli propose a don Fabrizio di essere nominato senatore del nuovo Regno d'Italia. Tuttavia, il principe rifiutò, sentendosi troppo vicino al vecchio mondo siciliano. Riflettendo la realtà siciliana, don Fabrizio è pessimista: "Allora sarà diverso, ma peggio....", dice all'emissario del nuovo regime.
L'unione tra la nuova borghesia e la nobiltà in declino è un cambiamento ormai indiscutibile. Don Fabrizio ne avrà conferma durante un grandioso ballo al termine del quale inizierà a meditare sul significato dei nuovi eventi e a fare la dolorosa valutazione della sua vita.
Gli aneddoti







